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Annibal Caro (1507-1566) |
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Annibal Caro. |
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5 marzo 2007.
ANNIBAL CARO E IL SUO TEMPO. Relatore Prof. Lucia Tancredi Ha preso il via Lunedì 5 marzo 2007, alle ore 15.30, presso la Sala Consiliare, palazzo della Delegazione di Civitanova Marche Alta, il quarto corso d’aggiornamento sulla storia ed i beni culturali di Civitanova Marche, promosso dalla Pinacoteca Civica “Marco. Moretti”, dai Teatri di Civitanova e dall’assessorato ai servizi formativi ed educativi del Comune. Cadendo, proprio in questo anno il cinquecentesimo anniversario della nascita di Annibal Caro, il corso è stato articolato interamente attorno alla sua figura. La prof.ssa Lucia Tancredi, nel corso di una ampia e dotta relazione, ha collocato la figura di Annibal Caro nel contesto storico in cui si trovò a vivere e ad operare. Le nuove rotte commerciali avevano provocato una grave crisi inflazionistica. Le città si riempivano di mendicanti. L’Italia del Cinquecento, stante la sua debolezza politica, era il territorio privilegiato per le mire espansionistiche del re di Francia Francesco I, contrastato nel suo disegno dall’imperatore Carlo V. Civitanova Alta, dove Annibal Caro nasce, è una piccola cittadina nella quale dominano le famiglie nobili del tempo, tra le quali quella dei Centofiorini. E’ proprio Celanzia Centofiorini la mamma di Annibal Caro. Il padre è un aromatario, venuto dal paese di Montegallo. Posizione solida la sua; la famiglia di Annibal Caro è annoverata tra quelle più in vista. Ben presto però, proprio per la crisi sopraggiunta, la famiglia cade in rovina. Ad Annibal Caro già grande, formato alla scuola umanistica del teramano Rodolfo Iracinto, si impone una scelta. Cosa fare dal momento che non può più vivere di rendita? Sceglie tra tutte le professioni del tempo quella del Cortigiano, già codificata nel 1528 nello scritto di Baldassar Castiglione. L’unica corte che può assicurare protezione è la curia pontificia. Si va verso una clericalizzazione del cortigiano ma è un segno dei tempi, tutte le altre corti rinascimentali sono sul viale del tramonto. Il cortigiano è una sorta di burocrate, è l’anello di congiunzione tra il signore per il quale uno presta servizio ed i suoi amici o nemici. Compito delicato quello del cortigiano, Annibal Caro sa tutto questo sia quando a Firenze stringe amicizia con Luigi Varchi che lo introduce presso la nobile famiglia dei Gaddi, di cui Annibal Caro conosce, prima Giovanni, poi Luigi. Con quest’ultimo approda a Roma alla corte dei Farnese dai quali avrà onori ed incarichi: missioni diplomatiche, lunghi soggiorni in Francia ed alla corte di Carlo V e quando Pier Luigi Farnese ottiene il ducato di Parma e Piacenza lo segue nella nuova città. Nel 1547, dopo la morte di Pier Luigi Farnese, ucciso dai congiurati, Annibal Caro rientra a Roma ed entra definitivamente a far parte della corte di Alessandro Farnese. Può ora dedicarsi con più comodità ai suoi studi, alla sue ricerche archeologiche, alle sue collezioni numismatiche ed agli interessi artistici. Nel ’55 ottiene la Commenda dell’Ordine di Malta, da lui ripetutamente sollecitata per il prestigio sociale ed i vantaggi economici che essa comportava. Un lato del carattere di Annibal Caro non del tutto esplorato è quello che fa dell’illustre uomo di lettere una sorta di giullare, entro i limiti consentiti dal rigido cerimoniale che conveniva ad un Cortigiano del suo rango. Stringe amicizie con persone sospette, soprattutto quelle dell’ambiente napoletano, entra a far parte dell’Accademia dei Vignaioli. E’ un professionista coscienzioso, ma anche cavallo pazzo che non si piega facilmente a certi cliché in voga nel suo tempo. Nell’attività poetica prende le distanze da Pietro Bembo di cui non sposa affatto il rigido petrarchismo, ma si avvicina al manierismo di cui apprezza le iperboli, le metafore e le similitudini, prova ne sia il suo Canzoniere ricco di queste figure retoriche. Anche nella traduzione dell’Eneide, iniziata come ebbe a dire lui stesso per “ischerzo e fantasia” ci mette molto di più di quanto ci sia nel testo latino. Ciò che gli interessa aggiungere in questa sua libera traduzione è tutta quella “ciarpa”, come ebbe a scrivere in una sua lettera indirizzata ad un amico, frutto della sua fantasia e creatività. Annibal Caro è un po’ in questo suo lavoro l’uomo post moderno che rilegge, chiosa, riscrive ciò che è stato scritto, passandolo attraverso il filtro della propria personalità. Prof. Raimondo Giustozzi 12 marzo 2007 Relazione più tecnica, quella del Prof. Massimo Angelucci Cominazzini, docente presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata, dipartimento montaggio documentari e film, tenuta Lunedì 12 Marzo, alle ore 15.30, sempre presso il palazzo della Delegazione Comunale di Civitanova Alta. Prof. Raimondo Giustozzi. 19 marzo 2007 Personaggio inquieto e anticonformista Annibal Caro, questo l’identikit delineato dalla dott.ssa Tiziana Temperini nel corso della terza conferenza dedicata all’illustre letterato civitanovese, Lunedì 19 Marzo 2007, dalle 15.30 alle 18.30, presso la sala della Delegazione Comunale di Civitanova Alta. Fuori dai soliti cliché dell’uomo di corte impegnato a coltivare la discrezionalità, la piacevolezza, la cautela, la compostezze e la prudenza, virtù che si addicevano al perfetto cortigiano così come delineato da Baldassar Castiglione, Annibal Caro nascondeva un’altra personalità fatta di facezie, scherzi, mattane che irrompevano ogni volta che l’uomo era di umore nero. E’ un lato della personalità che trapela nelle lettere di Annibal Caro, che costituiscono uno dei più importanti epistolari del ’500. Sono 850 lettere che spedisce ai più svariati uomini e donne del tempo con i quali era in rapporto di amicizia e di frequentazione, tra tutte Giulia Gonzaga della quale aveva frequentato la società letteraria napoletana. Assente da Civitanova Alta era comunque in contatto con le famiglie più importanti della città verso la quale si adoperò non poco per esentarla dal pagamento dell’imposta alla Camera Apostolica, date le alte conoscenze che aveva presso la Curia Romana. Si propose più volte quale mediatore ogni volta che a Civitanova si aveva bisogno del suo intervento per comporre le discordie e le lotte all’interno delle fazioni cittadine. Non disdegnava di ritornare di tanto in tanto a Civitanova anche per curare da vicino i suoi beni: la casa natale, un’altra casa, con orto, cisterna e colombaia presso porta Girone, un forno, nel medesimo quartiere, una bottega aromataria, veri terreni in contrada Cicciarina, un terreno in contrada “Fontis lactis”, tutti beni che aveva in comproprietà con gli altri due fratelli, Giovanni, Fabio ed una sorella. Prof. Raimondo Giustozzi.
26 marzo 2007. ANNIBAL CARO E LE ARTI FIGURATIVE. Lunedì 26 Marzo 2007 ha chiuso in bellezza anche il quarto corso d’aggiornamento sulla storia ed i beni culturali di Civitanova Marche. Il prof. Stefano Papetti ha tenuto desta l’attenzione dei molti presenti convenuti nella sala della Delegazione Comunale di Civitanova Alta con una dotta relazione su “Annibal Caro e le arti figurative”. Tra queste ultime: pittura, scultura, architettura e le cosiddette arti liberali, tra le quali spiccava la letteratura, c’era un abisso per tutto il corso del Medioevo. Una mentalità comune poneva le prime in un gradino infimo rispetto alla letteratura. Pittori come Giotto ed Ambrogio Lorenzetti, quando dipingevano, l’uno la Cappella degli Scrovegni a Padova, l’altro l’Allegoria del Buon Governo a Siena, avevano bisogno di consulenti esterni che sapevano riferirsi con dovizia di particolari alla Repubblica di Platone o ad altre opere classiche, fonti ed ispiratrici delle opere d’arte cosiddette minori. Nel corso del 1400 il rapporto tra letteratura ed arti figurative inizia a cambiare e la distanza tra i due universi di pensiero si va accorciando. Nel colmo del ‘500 si annulla del tutto grazie alla figura di Giambattista Alberti che era letterato, pittore ed architetto. Prof. Raimondo Giustozzi |
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Annibal Caro. Presentazione del documentario "Annibale Caro", regia di Massimo Angelucci Cominazzini, relatore Stefano Papetti. Teatro Annibal Caro, mercoledì 6 giugno 2007, ore 17,30, Civitanova Marche Alta. Il progetto è stato patrocinato da: Regione Marche, Provincia di Macerata, Comune di Civitanova Marche, Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata, Accademia Belle Arti Macerata, Mediateca delle Marche, Federazione Italiana Circoli del Cinema, Azienda Speciale Teatri di Civitanova, Pinacoteca Comunale "Marco Moretti". |
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Presentazione del saggio di Riccardo Scrivano con prefazione di Marcello Verdenelli. "Annibal Caro visse gli anni cruciali del Cinquecento e fu la sua una presenza tale da mettere in gioco tutta la visione che del secolo i tempi successivi poterono formare. Nacque nel 1507 e morì nel 1566. Visse dunque 59 anni ebbe una vita varia e intensa, fitta di incontri, di amicizie e inimicizie, comunque di iniziative e di opere, anche se non veramente avventurosa salvo qualche episodio più fortunoso. Fu in complesso l'esistenza di un intellettuale vivace non solo in gioventù, di letterato esperto dei vari e numerosi fattori della letteratura dall'antichità greco-latina a quella del suo tempo." |
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A cinquecento anni dalla nascita del suo figlio più illustre, Civitanova Marche celebra Annibal Caro con una mostra allestita presso la chiesa di San Francesco, curata da Giulio Ferroni, Stefano Papetti e Marcello Verdenelli: un luogo particolarmente suggestivo, dove la famiglia della madre di Annibale, Celanzia Centofiorini, aveva la sua cappella funeraria ed i Caro il loro banco per assistere alle cerimonie religiose. La mostra "Annibal Caro e il suo tempo" sarà inaugurata sabato 9 agosto 2008 alle ore 18,30 presso il teatro storico Annibal Caro di Civitanova Marche Alta e chiuderà i battenti domenica 9 novembre 2008. L'ingresso alla mostra è libero. Gli orari di apertura per i mesi di luglio e agosto fino a domenica 7 settembre sono: Dal 9 settembre al 9 novembre la mostra sarà aperta nei giorni di venerdì, sabato e domenica dalle ore 17,00 alle ore 20,00. Con il contributo di: |
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Scrittore, poeta, commediografo, filologo, studioso autorevole, uomo sensibile ed eclettico della cultura rinascimentale italiana, Annibal Caro lo ricordiamo anche per la traduzione dell’Eneide di Virgilio dal latino in un italiano armonioso e musicale che non mancò di procurargli le critiche feroci dei suoi contemporanei poco inclini verso quel personale e originale volgarizzare per rendere il testo antico più agevole e fluido, accessibile e per molti versi nuovo. |
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Domenica 15 novembre 2009, ore 17,30, presso il teatro storico Annibal Caro di Civitanova Marche Alta, presentazione dell'antologia critica delle lettere di Annibal Caro "A far le lettere col compasso in mano" a cura del professor Marcello Verdenelli.
Illustreranno il testo, oltre all'autore, i professori Giulio Ferroni (Università di Roma 1), il professor Riccardo Scrivano (Università Tor Vergata Roma), il prof. Stefano Papetti (Università di Camerino). Verranno letti da Pietro Conversano brani tratti dalle lettere cariane. Con uno sconto del 30%, in questa particolare occasione sarà possibile acquistare sia l'anastatica dell'Eneide, tradotta da Annibal Caro e pubblicata nel 1581, che "A far le lettere col compasso in mano". Le celebrazioni in onore del nostro concittadino Annibal Caro proseguono con questo pregevole studio del professor Marcello Verdenelli, "A far le lettere col compasso in mano" che propone un' antologia delle Lettere Familiari che hanno scandito significativamente tutta la vicenda umana ed intellettuale dell'umanista marchigiano. Scrittore, poeta, commediografo, filologo, uomo eclettico ed autorevole che ebbe riconoscimenti ed attestati di stima, ma anche feroci critiche da parte di alcuni suoi contemporanei. Sogni e delusioni, vicende storiche e urgenze letterarie, si manifestano in mille e sfaccettate situazioni nelle ben 805 lettere, documenti unici ed eccezionali nel loro genere che ci danno il ricco e quanto mai attuale percorso culturale del Caro. Questo libro, "A far le lettere col compasso in mano", che segue precedenti eventi culturali in omaggio ad Annibal Caro, contribuisce in maniera superlativa a mantenere vivo il dibattito sulla sua opera e sulla sua vita, non mancando di promuovere ricerche e studi a contributo della letteratura italiana moderna e contemporanea. Rivolgiamo vivissimi e sinceri ringraziamenti al professor Marcello Verdenelli, alla dottoressa Enrica Bruni e a quanti si sono adoperati con professionalità e slancio per la buona riuscita di questo progetto, in primis il Consigliere Regionale Ottavio Brini, presentatore della Legge Regionale n. 17 del 15 dicembre 2006, a favore delle celebrazioni cariane. Il Sindaco di Civitanova Marche Dott. Massimo Mobili L'Assessore alla Cultura Dott. Erminio Marinelli |
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